La presenza di versamento pleurico (VP) maligno è una complicanza
comune negli stadi avanzati di varie neoplasie e presenta una inciden-
za annuale stimata negli Stati Uniti di circa 150.000 pazienti (1). In
pazienti con tumore del polmone primitivo, il VP si riscontra dal 7% al
Sino a qualche anno fa la presenza del VP maligno associato ad una
neoplasia polmonare veniva classificata come T4 (stadio IIIB). In una
recente analisi del database della IASLC (5) è stata riportata una
sopravvivenza media di 488 pazienti con VP maligno comparata con
altri cT4M0 di 8 mesi vs 13 mesi; il tasso di sopravvivenza a 5 anni è
risultato del 2% per i pazienti con VP maligno vs il 15% delle altre cate-
gorie cT4M0. Sulla scorta di tali evidenze, la classificazione del VP mali-
gno è stata riclassificata dalla categoria T4 alla nuova categoria M1a.
Il sintomo di esordio più comune nei pazienti con VP è la dispnea che
è presente in oltre il 50% dei pazienti. Altri sintomi causati dal VP sono
l’ortopnea, la tosse, ed il dolore toracico. Il meccanismo della dispnea
in presenza di VP non è chiaro ma di certo alcuni fattori meccanici che
influenzano la meccanica della parete toracica, la depressione del dia-
framma omolaterale, del mediastino, dello spazio pleurico e del polmo-
ne stesso possono contribuire all’insorgenza della dispnea (1,6,7). La
palliazione di un VP ha come fine il miglioramento della dispnea e della
difficoltà respiratoria: tale risultato dipende dall’assenza dei sintomi nel
lungo periodo e ciò è strettamente legato all’assenza del riformarsi del
VP. E’ importante comunque ricordare che le cause di dispnea in
pazienti con neoplasia polmonare sono multiple (p.es., presenza di lin-
fangite neoplastica) ed il drenaggio di un VP può anche non portare ad
un adeguato miglioramento della dispnea.
Attualmente, nei paziente con VP maligno, viene esclusa la possibilità
di una chirurgia estesa. La chirurgia svolge invece un importante ruolo
per il trattamento palliativo che include, secondo un ordine di praticità,
una o più delle seguenti tecniche 1) toracentesi; 2) posizionamento di
drenaggio pleurico; 3) pleurodesi (medica - slurry o poudrage attraverso
il drenaggio; chirurgica - talcaggio pleurico mediante video-toracosco-
pia); 4) drenaggio toracico a lungo termine; 5) shunt pleuro-peritoneale.
La toracentesi è una procedura diagnostica efficace sia nel determina-
re l’eziologia che nel migliorare il quadro sintomatico (dispnea). Il
riscontro di cellule tumorali nel liquido pleurico in un paziente con VP
associato a tumore del polmone consentirà di stadiare il paziente in
stadio IV (M1a Pl dissem) [5]. In questo caso il paziente sarà candida-
to a talcaggio pleurico. Va tuttavia ricordato che esiste un’ampia varia-
bilità nella resa diagnostica della citologia del liquido pleurico attestan-
dosi su valori oscillanti dal 62% al 90% (8,9).
In alcuni pazienti le ripetute toracentesi in anestesia locale possono
essere un sufficiente strumento terapeutico sebbene determinino un
aumento del rischio di pneumotorace, versamenti loculati ed empiema
e possono creare discomfort nel paziente. Il volume di liquido rimosso
con la toracentesi iniziale non dovrebbe essere superiore a 1-1.5 litri. Il
drenaggio di un quantitativo maggiore di liquido pleurico potrebbe
essere associato ad edema polmonare da riespansione soprattutto se
coesiste un’ostruzione bronchiale (1). La toracentesi ripetuta è una
opzione terapeutica per quei pazienti con scarso performance status
Il posizionamento di un piccolo drenaggio pleurico, che viene esegui-
to in anestesia locale, può essere considerato un’alternativa alla tora-
centesi sia per fini terapeutici che diagnostici. Il drenaggio pleurico
consentirà la fuoriuscita del liquido pleurico, e quindi un miglioramen-
to della sintomatologia, e, nel contempo, la possibilità di accertare la
presenza di una neoplasia M1a che potrà essere trattata con talcaggio
In casi particolari di VP maligno (paziente con scadute condizioni
generali e non candidabile ad intervento chirurgico di talcaggio pleuri-
co) è possibile eseguire una pleurodesi chimica tramite il drenaggio
pleurico stesso (slurry). La percentuale di successo di tale trattamento
è comunque dell’ordine del 60%-90%. L’instillazione di chemioterapici
o di altri agenti chimici nel cavo pleurico attraverso il drenaggio pleuri-
co ai fini del raggiungimento della pleurodesi era una procedura in
voga nei decenni passati ma non più utilizzata su ampia scala per la
Il talcaggio pleurico è la procedura terapeutica chirurgica più comune-
mente utilizzata e più efficace per il trattamento del VP maligno. Per
tale procedura viene usato il talco privo di asbesto. Il metodo di som-
ministrazione intrapleurica più comune è il “talc poudrage” che si ese-
gue sotto visione toracoscopica. La tecnica consiste nel drenaggio
completo del liquido pleurico, completo collasso del parenchima pol-
monare seguito dall’insufflazione sulla superficie pleurica parietale e
viscerale di talco (da 4gr a 8gr). Uno o due drenaggi pleurici sono
quindi posizionati per l’aspirazione a cui consegue la riespansione pol-
monare. Il tasso globale di successo (risposta completa e parziale) per
il talcaggio pleurico è > 90% (range 88%-100%) (10,11-13). Un’ampia
revisione sistemica del Cochrane Database Systemic Review (14) ese-
guita su 1499 pazienti ha evidenziato come il talco sia l’agente sclero-
sante più efficace per la pleurodesi. Il rischio relativo di morte era del
1.19 (95% CI, 0.08 – 1.77) per il talco paragonato alla bleomicina.,
tetraciclina, e tubo di drenaggio (14). Rimane aperto il dibattito sul
rischio di insufficienza respiratoria dopo talcaggio e sulla differenza dei
risultati e delle complicanze tra talc slurry e talc poudrage.
Il talcaggio pleurico non è scevro da complicanze. Gli effetti avversi più
comunemente riportati sono il dolore e la febbre (10). L’instillazione
intrapleurica di agenti sclerosanti è associata a torocoalgia e discom-
fort in oltre il 40% dei pazienti (15,16).
Il posizionamento di un drenaggio pleurico a lunga permanenza è una
delle opzioni per il drenaggio a lungo termine del VP (17-19). Questa
tecnica è efficace nel controllare VP recidivi e sintomatici in pazienti
selezionati. Dopo il posizionamento del catetere sotto guida TAC o fluo-
roscopia, il paziente viene istruito come drenare il liquido dal sacchet-
Il posizionamento di uno shunt pleuro-peritoneale è un tecnica alterna-
tiva al trattamento del VP maligno refrattario alla pleurodesi chimica
(sia medica che chirurgica) (20-22) di cui possono beneficiare anche
pazienti con polmone intrappolato associato a carcinosi pleurica visce-
rale. Il sistema di shunt è costituito da una camera valvolata contenen-
te due valvole unidirezionali con due cateteri fenestrati pleurico e peri-
toneale connessi ad esse. Il posizionamento dello shunt avviene
mediante toracoscopia o minitoracotomia. Il sistema viene attivato
manualmente mediante pressione sulla valvola; in molti casi il sistema
non è efficace per la mancata capacità da parte del paziente di eser-
citare sulla valvola, per oltre 100 volte al giorno, la pressione necessa-
ria per vincere la pressione positiva peritoneale. Tale tecnica è grava-
ta tuttavia dal rischio di numerose complicanze (occlusione, erosione
cutanea, infezione, etc). La presenza di infezione pleurica, di loculazio-
ni pleuriche multiple e l’incapacità di comprimere la camera valvolata
rappresentano le controindicazioni all’uso di questo dispositivo.
In alcuni rari casi, i pazienti con dispnea dovuta a VP multiloculato resi-
stenti al trattamento con semplice posizionamento di drenaggio pleuri-
co, l’instillazione intrapleurica di un agente fibrinolitico è stata più volte
raccomandata (23-25). Tale procedura migliora il drenaggio di liquido
pleurico, il risultato radiologico e la palliazione dei sintomi.
Il trattamento di scelta per il VP dovuto a tumore del polmone a picco-
le cellule è la chemioterapia sistemica. Molti pazienti rispondono al trat-
tamento chemioterapico con la risoluzione della dispnea e del VP. Il
ruolo della radioterapia è molto limitato. Se il versamento pleurico è
determinato da adenopatie mediastiniche, come nel linfoma, la radio-
terapia mediastinica può risultare la strategia terapeutica adeguata. La
chemioterapia endovenosa associata a quella intrapleurica e la radio-
terapia polmonare sono stati utilizzate per il trattamento del VP maligno
Il VP paramaligno è un VP non direttamente causato dalla localizzazio-
ne neoplastica a livello pleurico ma pur sempre correlato al tumore pri-
mitivo polmonare (1). Le cause più comuni includono la polmonite
post-ostruttiva complicata da versamento parapneumonico; chilotora-
ce dovuto all’ostruzione del dotto toracico; embolia ed infarto polmona-
re; radioterapia e chemioterapia. In oltre, i pazienti con tumore del pol-
mone possono presentare VP dovuti a patologie non neoplastiche con-
comitanti (insufficienza cardiaca congestizia, insufficienza renale, ipo-
proteinemia). La terapia della patologia di base dovrebbe migliorare e
• Nei pazienti con tumore del polmone e VP sintomatico si racco- manda come prima procedura l’esecuzione di una toracentesi o il posizionamento di un piccolo drenaggio pleurico al fine di migliorare la sintomatologia e cercare di ottenere una diagnosi citologica; di seguito, si raccomanda, laddove le condizioni clini- che lo permettano, l’esecuzione di una toracoscopia associata a biopsie pleuriche parietali e pleurodesi (talcaggio pleurico). livello di evidenza ia grado di raccomandazione a
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Appendices Appendix 1 – Description of the data collection process PIPELINE 1 Flow Diagram This pipeline uses PUBMED search (unspecified) engine, which is a part of NCBI’s Entrez System to retrieve all relevant citations for a given keyword. Step 1: Retrieving all PubMed Ids from PubMed for each keyword by using the The program used is PubmedIDs.java; it takes a .txt file a