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FRATTINI: TURCHIA SEMPRE PIU'
LONTANA L'EUROPA NON SE LO PUO'
PERMETTERE

Da "IL MESSAGGERO" di domenica 18 settembre 2011 Il ministro degli Esteri critica Francia e Germania Frattini: Turchia sempre più lontana l`Europa non se lo può permettere. Per gli equilibri del Mediterraneo e del Medio Oriente sarebbe importante che la Turchia fosse un buon amico dell`Unione europea, invece negli ultimi tempi Ankara sembra muoversi in un`altra direzione. È preoccupato? «Moltissimo. Non possiamo permetterci di perdere la Turchia. E da anni che facciamo gli avvocati del suo avvicinamento all`Europa proprio perché sapevamo che a forza di chiudere la porta in faccia, Ankara avrebbe guardato a Est. Le recenti dichiarazioni arti-israeliane di Erdogan sono un segnale allarmante. Dobbiamo convincere Francia e Germania a seguire la nostra politica estera nei confronti della Turchia perché allontanarla sarebbe un errore gravissimo». CIPRO, LA TURCHIA MINACCIA
L'EUROPA

La Repubblica, 19 settembre 2011 di MARCO ANSALDO È IL momento della resa dei conti fra Turchia ed Europa. Un Paese oggi economicamente più solido, e sotto il profilo geo-politico sempre più agguerrito, minaccia di voltare le spalle all`Europa. Ieri il vice premier Beshir Atalay ha detto che Ankara è pronta a«congelare» le sue relazioni con l`Unione Europea nel momento in cui la presidenza a rotazione passerà, nel luglio 2012, alla Repubblica di Cipro (greca) senza prima una soluzione sull`isola divisa. «Se i negoziati su Cipro-ha affermato il vice del premier Recep Tayyip Erdogan - non hanno una soluzione positiva, e se la UE dà la presidenza dell`Europa a Cipro del sud, la crisi sarà soprattutto fra la UE e la Turchia. Perché congeleremo le nostre relazioni. Ciò causerà una rottura grave. È una decisione appena presa dal governo». E ad attizzare nuove polemiche è giunta ieri anche la decisione del capo di Stato cipriota Dimitris Christofias di avviare «nei prossimi giorni» trivellazioni sottomarine alla ricerca di consistenti giacimenti di petrolio di nuova individuazione. Il governo aveva commissionato a un`impresa americana di condurre ricerche in un` area off shore a sud est dell`isola. Esplorazioni che potrebbero essere ora completate, in modo congiunto, con società israeliane. Il ministro degli Esteri turco Davutoglu ha definito il passo «una provocazione», affermando che le perforazioni andrebbero condivise con la parte settentrionale dell`isola. E ha avvertito che «se questo fatto compiuto continua» la Turchia potrebbe condurre proprie esplorazioni al largo, in collaborazione con Cipro Nord. La situazione nel Mediterraneo si fa incandescente. Erdogan termina il suo viaggio «anti-israeliano» in trionfo nei Paesi della «primavera araba». Ankara rafforza la propria flotta navale, e toglie dagli aerei il dispositivo che segnala Israele fra i velivoli amici, sintonizzandolo invece tra i nemici. E Cipro, metà già in Europa, l`altra metà invece abbandonata al suo destino nonostante nel 2004 avesse con entusiasmo aderito al referendum per la riunificazione (però bocciato dalla parte greca), rischia di far naufragare i tempestosi rapporti fra la Turchia e l`Europa. La portavoce della Commissione europea ha reagito spiegando che «non è il momento di fare speculazioni, la nostra linea non cambia, l`Unione Europea resta impegnata per trovare una soluzione alla questione di Cipro». E il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini ha dichiarato che «non possiamo permetterci di perdere la Turchia» e che «allontanarla sarebbe un errore gravissimo». Erdogan minaccia l'Ue L'Europa non deve
cedere all'aspirante sultano turco

Non si possono fare buoni affari con chi non condivide la nostra idea di civiltà
Se un singolo Paese islamico come la Turchia, per quanto importante sul piano geo-politico, militare ed economico, è già oggi in grado di tenere sotto scacco l'Unione Europea e al tempo stesso di aggiudicarsi, con il benestare e la complicità dell'insieme dell'Occidente, il ruolo guida nella riesumazione di un califfato islamico sulle sponde del Mediterraneo che illudendoci immaginiamo democratico e liberale, significa che questa Europa è totalmente impotente e che l'Occidente è votato al suicidio. La minaccia formulata ieri dal governo turco di congelare i rapporti con la Ue se nel luglio del 2012 la presidenza di turno dell'Unione verrà assunta da Cipro, conformemente al normale avvicendamento tra i 27 Paesi membri, qualora entro quella data i negoziati di pace non saranno conclusi, suona come un ricatto inaccettabile. Casomai avremmo dovuto essere noi europei a imporre alla Turchia il ritiro del suo esercito che occupa militarmente il settore settentrionale dell'isola sin dal 1974, come condizione per avviare qualsiasi negoziato sul suo ingresso nella Ue. Non solo non l'abbiamo fatto ma ci siamo ridotti ad essere noi a corteggiare la Turchia affinché entri nell'Unione, nonostante l'occupazione militare, la pulizia etnica nei confronti dei greco-ciprioti costretti ad abbandonare le loro case e le loro proprietà sostituendoli con cittadini turchi, lo sfregio delle chiese distrutte o trasformate in moschee. Sin d'ora, se volessimo prefigurarci la prospettiva dell'Europa dopo l'eventuale ingresso della Turchia nell'Unione, non dovremmo far altro che visitare il settore settentrionale di Cipro, che è territorio europeo occupato militarmente ma che l'Europa ha scelto di non difendere accettando che si trasformasse in oggetto di trattative. So bene quanto oggi sia importante economicamente per le imprese italiane ed europee la Turchia, che è il Paese che registra la più alta percentuale di investimenti delle imprese italiane ed è il principale acquirente delle armi prodotte in Italia. Ma proprio il violento terremoto che sta accadendo sull'altra sponda del Mediterraneo, enfaticamente ribattezzato Primavera araba, ci insegna che gli affari non reggono nel medio e lungo termine se non vi è condivisione di valori assoluti e universali e adesione ad una comune concezione della civiltà. La Turchia di Erdogan non ha nulla a che spartire con i nostri valori e la nostra civiltà. Certamente Erdogan non è né moderato né pacifico. Nel 1997 l'attuale premier turco fu arrestato per aver letto in pubblico una poesia che recitava: «I minareti sono le nostre baionette, le cupole sono i nostri elmetti, le moschee sono le nostre caserme». Nel 1998 Erdogan è stato condannato per incitamento all'odio religioso ed è stato bandito dalle cariche pubbliche, con l'esclusione dal corpo elettorale fino al 2002. Dei 10 mesi di condanna, ne scontò 4 in carcere. Mi domando: che c'entra la Turchia con l'Europa? Basta guardare la carta geografica per "scoprire" che la Turchia non è in Europa. Calcolando minuziosamente la superficie, si accerta che ben il 97% del territorio turco è in Asia. Da quando la Turchia è sottomessa a dei governi islamici, la società turca è sempre più involuta, intollerante ed aggressiva. Negli ultimi anni è cresciuta la repressione nei confronti dei cristiani. Ci sono stati diversi missionari e sacerdoti assassinati, tra cui i nostri connazionali don Andrea Santoro il 5 febbraio 2006 a Trebisonda e monsignor Luigi Padovese il 3 giugno 2010 a Iskenderun. Oggi in Turchia i cristiani sono costretti a professare la loro fede in semi- clandestinità, con le chiese protette dai militari, avvolti in un clima di pregiudizio e di ostilità alimentato dai mezzi di comunicazione di massa. Tuttora è considerato reato denunciare il genocidio di circa un milione e mezzo di cristiani armeni tra il 1915 e il 1919, così come prosegue la violenta repressione del popolo curdo. Ebbene se il nostro modello di vicino di casa è il regime islamico turco di Erdogan, vuol proprio dire che abbiamo messo in soffitta la ragione e abbiamo cessato di volerci del bene Magdi Cristiano Allam Il Giornale, 19 sett 2011 L'escalation del premier Erdogan dopo le
umiliazioni europee
di Antonio Ferrari
Corriere della Sera 19 sett 2011
È stato davvero un grave errore umiliare la Turchia, candidata all'Unione Europea, alzando in corso d'opera l'asticella delle condizioni negoziali per l'adesione. I più attenti analisti, senza il paraocchi del pregiudizio, avevano previsto da tempo un rischio: che Ankara, alla quale si continuava a chiedere di più, si sarebbe stancata e avrebbe scelto e imboccato strade alternative. È quanto sta accadendo, in particolare per l'ostinazione di Francia e Germania, poco desiderose dell'impegnativo allargamento ad un grande Paese musulmano, che di fatto potrebbe diventare il gigante dell'Unione: con la popolazione più grande, forte economicamente, con un esercito popolare allenato e con un ruolo fondamentale nel Mediterraneo e nell'intero mondo arabo. La Turchia ha raggiunto infatti risultati invidiabili e invidiati, con una crescita che fa impallidire tutti i Paesi della Ue. Al punto che, invece di accettare e spesso subire le continue condizioni di Bruxelles, alza la voce con tono che può suonare minaccioso. Lo ha fatto con una dichiarazione del vicepremier Bosir Atalay. Se nel luglio del 2012 la presidenza di turno della Ue passerà, come previsto, alla Repubblica di Cipro «verranno congelati i rapporti con Bruxelles». Una sospensione unilaterale che Ankara non avrebbe mai immaginato di annunciare fino a poco tempo fa. Ma ora molte cose sono cambiate o stanno cambiando, e l'improvviso irrigidimento è dovuto a tre fattori: i notevoli successi turchi in politica estera; la convinzione che Ankara sia diventata non soltanto fonte di ispirazione, ma addirittura modello dell'Islam moderato, e che quindi possa condizionare positivamente lo sviluppo delle cosiddette «primavere arabe»; la debolezza della Ue, attraversata da crisi finanziarie e senza grandi prospettive di crescita, quindi meno determinata a porre condizioni. Il caso dell'isola divisa tra la Repubblica greco-cipriota (che fa parte della Ue) e quella turco-cipriota è la carta che il premier Erdogan utilizza per dimostrare che l'arroganza può essere sempre bifronte. E che la Turchia, se volesse, potrebbe fare a meno dell'Europa. Però lo stesso primo ministro dall'altra ha come vicepremier anche il capo-negoziatore con Bruxelles Egemen Bagis, il più convinto e appassionato europeista del governo. È chiaro che il premier turco non è neppure sprovveduto. S'infuriò con Parigi quando il Parlamento francese approvò la legge che puniva chiunque non riconoscesse il genocidio armeno. E restituì all'Italia i contratti che Roma aveva perduto per aver dato ospitalità al capo dei guerriglieri curdi del Pkk, Abdullah Ocalan. Erdogan sa bene che ogni Paese si muove non certo con il cuore ma seguendo i propri interessi.

Source: http://www.itclucca.lu.it/materiale%20didattico%202011-2012/turchia.pdf

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