INTERVISTA AD ANGELO BARBATO A CURA DI R. CAMARLINGHI E F. D’ANGELLA
METTERE TRA PARENTESI LA MALATTIA MENTALE
Nuove (e vecchie) ipotesi per la cura della sofferenza psichica
È evidente che il trentennale di una legge tanto importante come la legge 180 (meglio notacome «legge Basaglia») ha senso solo se diventa l’occasione per recuperare un passato su cui ri-flettere per coglierne ancora i significati e i possibili stimoli peril presente. Un presente che sulle problematiche della sofferenza mentale, sul loro profondosenso umano ed esistenziale, su come prendersene cura al di là delle prescrizioni farmacologi-che dettate dal potere delle multinazionali del farmaco, sembra oggi aver spento i riflettori. Come riaccendere le luci su una questione cruciale del lavoro sociale?
Nella storia del lavoro sociale e sanita- portato alle sue logiche o estreme conseguen-
ze la crisi della psichiatria italiana “tradizio-
«legge Basaglia») costituisce una tappa
nale”. Una vicenda che si era avviata diversi
miliare. La legge, approvata la sera del 13 mag-
lustri prima, preannunciata dalle notizie del
gio 1978, imponeva la chiusura dei manicomi
nuovo che ci veniva dai Paesi anglosassoni e
e regolamentava il trattamento sanitario ob-
dalla Francia, sul piano della cultura e della
bligatorio, istituendo i servizi di salute men-
prassi terapeutica, e che cominciava a scuote-
tale territoriali. Dal manicomio, strumento di
re la nostra psichiatria dal suo torpore ance-
segregazione e di disconoscimento di ogni di-
strale. Si affacciava ormai sullo scenario della
ritto di cittadinanza, la cura del «folle» si spo-
nostra disciplina una nuova generazione di psi-
stava sul territorio. Di lì a poco, la legge sa-
chiatri, attivi e culturalmente curiosi, critici,
rebbe confluita nella legge 833 del 23 dicem-
bre 1978, che istituiva il Servizio sanitario na-
Trent’anni sono trascorsi dall’entrata in vi-
zionale. Si chiudeva simbolicamente un de-
gore della 180, che l’Organizzazione Mondia-
cennio (avviato dal ’68) segnato da accelerati
le della Sanità nel 2003 ha indicato «come uno
rivolgimenti sociali, da riforme e speranze di
dei pochi eventi innovativi nel campo della psi-
costruzione di una società antiautoritaria e ca-
chiatria mondiale». La sensazione è però che
pace di distribuire a tutti eguali opportunità
la dilagante tendenza a medicalizzare ogni di-
sagio psichico, a rubricare ogni forma di sof-
«In quella serata nel dolce clima romano,»
ferenza nei cataloghi della clinica, dove in bel-
– ricorda uno dei protagonisti dell’epoca (Fer-
l’ordine sono poi elencati i rimedi chimici, stia
ruccio Giacanelli, psichiatra bolognese) nel-
spegnendo quel fermento e quel dibattito che
l’ultimo volume dei «fogli d’informazione»
avviò un cambiamento radicale nel modo di
(dedicato a memorie e riflessioni sui 30 anni
prendersi cura del disagio psichico.
della legge 180) – «ne eravamo consapevoli, si
concludeva la vicenda complessa e di lungo
che contenga la deriva farmacologica? Come
respiro che con fasi alterne, spesso conflittua-
evitare un impoverimento culturale dei servi-
li, comunque intensamente partecipate, aveva
zi di salute mentale? Quali sono le nuove let-
ture, i nuovi soggetti che possono contribuire
Risposta. Va detto che la legge 180 non è
a riaprire un’ipotesi di lavoro sociale con la
una legge vera e propria. Ha semplicemente
puntualizzato che alcune cose non si doveva-
Ci siamo fatti aiutare da Angelo Barbato,
no più fare. La 180 non dà infatti indicazioni
psichiatra formatosi in quella stagione di gran-
normative, dà indicazioni estremamente ge-
di cambiamenti («cominciai a lavorare nel ’74
nerali su cui quasi tutti possono essere d’ac-
all’ospedale psichiatrico di Parabiago»), una
cordo, o almeno lo erano quando la legge fu
lunga carriera nei servizi territoriali conclusa
promulgata. E poi afferma che alcune cose non
due anni fa come direttore del Dipartimento
vanno più fatte. Queste poche cose sono quel-
di salute mentale di Garbagnate, Rho e Bolla-
le che hanno innescato il processo di cambia-
te (Milano), oggi coordinatore dell’Unità di
mento nella cura della sofferenza mentale.
epidemiologia e psichiatria sociale dell’Istitu-
Quindi, quando si dice che la legge non è ap-
plicata, si dice una cosa imprecisa. È applica-
Il filo rosso dell’intervista è l’invito forte a
ta perché le sue proibizioni permangono e quel-
«mettere nuovamente tra parentesi la malattia
le sono l’unico elemento forte della legge.
mentale» (che fu il cuore della proposta basa-
È evidente che, non dando indicazioni pre-
gliana), contro la tendenza oggi dominante a
cise, le letture che potevano derivare da quel-
concentrarsi unicamente su questa, dimenti-
la legge erano diverse. Tutti gli sviluppi che
cando che il malato è prima di tutto una per-
noi oggi vediamo, positivi e negativi, sono in
sona e come tale va considerato. Ciò significa
qualche modo figli della 180. Anche la medi-
rompere ancora una volta con una concezio-
calizzazione marcata dei servizi di salute men-
ne della malattia mentale (riproposta con forza
tale è figlia di una interpretazione legittima
dalla psichiatria organicista) come fenomeno
della 180. All’inizio non sembrava una lettura
caratterizzante in modo totale l’individuo e la
possibile, ma se consideriamo la legge ci ac-
corgiamo che può ospitare anche questa in-
Non si tratta di una proposta ideologica,
terpretazione. Cosa dice infatti la 180? Che i
dice Barbato. «C’è ormai una evidenza scien-
servizi di salute mentale sono servizi sanitari
tifica molto chiara, che ci dice che possiamo
al pari degli altri, con le loro regole, le loro mo-
riabilitare anche se non possiamo guarire».
dalità di funzionamento, le loro culture che
Possiamo cioè «fare cose efficaci per la salute
della persona sofferente, anche se non siamoin grado di modificare i meccanismi che pro-ducono e mantengono la malattia».
Ogni disturbo si cura con i farmaci
Il basagliano «mettere tra parentesi la ma-
lattia mentale» – non come negazione della
Domanda. Ma la medicalizzazione della sof-
sofferenza, ma come rifiuto a considerarla di-
ferenza non era nelle intenzioni iniziali della
mensione totalizzante della persona – può oggi
legge, perlomeno nella forma marcata in cui si
spingere gli operatori della salute mentale a ri-
mettersi in contatto con le soggettività dei pa-zienti e a riaprire un dibattito sul valore delle
Risposta. È stato un esito paradossale. La
180 conteneva una visione ottimista della sof-ferenza mentale per la quale «tutto si può cu-
Domanda. Nel maggio ’78 veniva approva-
rare». Questa visione è la stessa che oggi pro-
ta la legge 180 di riforma della psichiatria. L’a-
pone il mercato dei farmaci. Se voi guardate
nimava una spinta a riportare le questioni della
la pubblicità sulle riviste delle case farmaceu-
sofferenza mentale dal chiuso dei manicomi ai
tiche troverete «la schizofrenia può guarire, la
luoghi di vita delle persone. Che cosa rimane di
depressione può guarire, tutti possiamo stare
bene grazie alle medicine». Voglio dire, la
messa in crisi di una visione determinista e so-
ministrare farmaci risponde anche a esigenze
stanzialmente pessimista dei disturbi mentali,
di controllo sociale. L’articolazione tra cura e
cuore della 180, può portare oggi a dire «qua-
controllo non è eliminabile in psichiatria per-
lunque disturbo si cura. con i farmaci».
ché alla psichiatria vengono anche delegate
Oggi poi il marketing dell’industria farma-
funzioni di controllo. Non è possibile pensa-
ceutica è un marketing aggressivo, che punta
re a una eliminazione completa di uno dei due
sulla salute e non sulla malattia e quindi pro-
poli, cioè «niente cura, tutto controllo», «nien-
pone una visione cosmetica dell’intervento me-
te controllo, solo cura». È una contraddizio-
dico. Il marketing dei farmaci si è rinnovato
ne irrisolvibile, inerente alla disciplina stessa,
profondamente e va a cogliere bisogni che sono
che oggi è esasperata dal contesto sociale in
bisogni sociali diffusi. Oggi c’è un’indubbia
cui viviamo che chiede più sicurezza.
tendenza a vedere la soluzione dei problemi
nell’accesso ai farmaci. Il farmaco è diventato
controllo non è possibile per i servizi eserci-
tarla in modo compiuto perché hanno pochi
Bisogna poi dire che le aziende farmaceu-
strumenti di coercizione. La 180 ha tolto in-
tiche sono oggi il maggiore erogatore di for-
fatti molto potere istituzionale ai servizi e que-
mazione professionale dei medici che lavorano
sto, secondo me, è un fatto positivo. Un tempo
in psichiatria. Va da sé che se il principale ca-
si diceva che l’esercito italiano era un esercito
nale attraverso cui passa la formazione per-
così sbandato che mai avrebbe potuto fare un
manente e l’aggiornamento dei medici psi-
colpo di Stato. Vale anche per i servizi di sa-
chiatri è l’industria farmaceutica, questo detta
una linea di lettura e di intervento di tipo far-
L’assetto dei nostri servizi oggi è basato su
macologico su ormai quasi tutte le forme di
apparati che hanno basso potere istituzionale,
sofferenza mentale. Una formazione molto det-
le istituzioni che abbiamo sono piccole, più a
tata dal marketing farmaceutico ha indotto così
misura d’uomo, più informali anche. Gli stru-
una espansione abnorme delle terapie farma-
menti di coercizione legale non sono maneg-
cologiche che non ha alcun fondamento dal
gevoli; gli psichiatri hanno poca possibilità di
ricorrere a misure coercitive. Ripeto, questa
Questi sono gli elementi che spingono nella
debolezza intrinseca dei servizi non è un fatto
negativo. Anche quando dirigevo un servizio,ho sempre sostenuto l’importanza che il ser-
Domanda. Lei ha detto che la medicalizza-
vizio fosse più fondato sulla negoziazione, sulla
zione incrocia bisogni sociali diffusi. In che
revisione dei bisogni, sulla valutazione conti-
Certo, questa sottrazione di potere ai servi-Risposta. Sì, questo processo di medicaliz- zi è oggi fonte di grande ansia e preoccupa-
zazione non è imposto, c’è una effettiva richiesta
zione; non a caso, anche nel campo della sa-
sociale di farmaci. Oggi gli ansiolitici, le ben-
lute mentale, pullulano i convegni sulla sicu-
zodiazepine sono, se escludiamo l’aspirina, i
rezza, sulla violenza, sull’aggressività. Ma è
farmaci più utilizzati. Intendo utilizzati non
anche un fattore che impedisce ai servizi di
dalle persone che hanno disturbi mentali, ma
passare troppo facilmente dalla parte del con-
dalla popolazione tutta. E questo nonostante
trollo. E qui sta la sua positività.
siano farmaci che non sono a carico del Servi-zio sanitario nazionale e quindi si pagano com-pletamente, a differenza degli altri. Questo
L’impoverimento culturale dei servizi
vuol dire che c’è una forte aspettativa socialedi intervento farmacologico.
Domanda. A considerare oggi il mondo dei
Poi, non c’è dubbio, la richiesta di som-
servizi psichiatrici, la sensazione è che vi sia unatteggiamento di chiusura sui propri modelli di
permettere di rivedere criticamente il proprio
scuola, sulle proprie pratiche professionali. Adifferenza forse di altri servizi, ad esempio quel-
Aggiungo un terzo elemento. I servizi psi-
li sulle tossicodipendenze, che attorno ad alcu-
chiatrici pubblici sono oggi indeboliti cultu-
ne questioni poste dall’attualità (l’unità di stra-
ralmente anche dalle politiche di tagli al wel-da, il metadone, le nuove droghe, oggi la co-fare. La salute mentale è infatti un settore a
caina.) hanno continuato a dibattere. È d’ac-
bassa intensità di investimenti e risorse tecno-
logiche. Sostanzialmente, conta su risorseumane e su risorse strutturali. E le risorse
Risposta. Purtroppo devo dire che la po-
umane e strutturali sono le prime, quando ci
vertà culturale oggi è veramente notevole nel
sono politiche di contenimento della spesa, a
settore della salute mentale. C’è poca rifles-
esser colpite. Per questo il settore dei servizi
sione. C’è poca attitudine a esaminare critica-
sociosanitari, di cui i servizi psichiatrici fanno
mente quello che si fa. C’è poca innovazione.
parte, è il più esposto a qualunque politica che
Da questo punto di vista c’è stata sicuramen-
intervenga sui costi. Se si deve tagliare qual-
te un’involuzione, dovuta ai limiti culturali dei
cosa, si taglia lì, non altrove. Se ad esempio l’o-
spedale San Carlo di Milano ha due TAC non
Il richiamo alla necessità di dotarsi di stru-
ne toglie una, ne lascia due, perché l’investi-
menti critici – non come strumenti episodici,
mento fatto è stato ingente: ogni TAC costa pa-
ma che dovrebbero far parte della pratica quo-
recchi milioni di euro, non è pensabile di-
tidiana – cade spesso nel vuoto. Non vi è una
smetterne una dopo appena un anno. Allora
valutazione degli interventi alla luce di un con-
cosa si fa? Si dice, per esempio, «ogni due in-
tinuo processo di revisione dei loro risultati e
fermieri che vanno via se ne assume uno solo».
degli effetti che hanno. La pratica professio-
Questa tendenza alla revisione dei costi del
nale in psichiatria è, mediamente, molto di-
welfare, tra gli altri effetti, va inevitabilmente
stante da qualunque standard di accettabilità
a incentivare una domanda privata a pagamento.
e correttezza dal punto di vista scientifico.
E tutto ciò finisce per indebolire anche cultu-
Quello che viene fatto non corrisponde a quel-
lo che viene indicato dalle linee guida, dai pro-
Intendiamoci, i servizi oggi lavorano, molto
più di un tempo. La qualità del lavoro magaria volte non è elevata, però hanno un carico di
Domanda. Quali sono i motivi di questo im-
lavoro in termini di routine molto alto. Anche
perché la domanda aumenta in virtù di tuttauna serie di spinte a promuovere un approc-
Risposta. Prima di tutto vi è una carenza
cio terapeutico a una miriade di problemi.
formativa. La formazione, come dicevo, è moltodettata dal marketing farmaceutico, che cer-tamente è poco interessato a mettere in di-
Aumenta la domanda di tutto
scussione gli esiti delle terapie farmacologiche.
Secondo, in Italia si fa pochissima ricercaDomanda. L’aumento della domanda che ar-
in senso generale e in salute mentale ancor
riva ai servizi è un dato della nostra società. Gli
meno. Quando parlo di ricerca intendo tutti
operatori parlano di «servizi sotto assedio», «im-
i tipi di ricerca: epidemiologica, di base, cli-
buto dei problemi», «ultima diga» di fronte a
nica, farmacologica, sui modelli psicologici. un disagio crescente. I servizi di psichiatria con
E questo nonostante in Italia vi sia un conte-
sto che potrebbe favorire la ricerca, perché inostri servizi hanno un rapporto con l’utenza
Risposta. Aumenta la domanda di tutto.
abbastanza stretto e prolungato nel tempo da
Aumenta la domanda di farmaci: la gente è più
disponibile ad affrontare una serie di proble-
ché noi abbiamo industrie che sono disposte
mi usando i farmaci. Prima ci si vergognava di
a spendere alcuni milioni di euro all’anno in
prendere gli psicofarmaci, oggi nessuno si ver-
marketing per i loro farmaci, ma non c’è un
gogna di dire: io prendo il Prozac, io prendo
equivalente per la psicoterapia. Però noi sap-
lo Zoloft, il Risperidone. Diciamo che è anche
piamo a oggi che nella depressione la psicote-
merito della legge 180, che ha sdoganato la sof-
rapia dovrebbe essere il trattamento di scelta
ferenza psichica dal ghetto povero nel quale
per la maggioranza delle persone che hanno
era confinata e ha contribuito a espandere la
consapevolezza dei problemi di salute menta-
Soprattutto aumenta l’assertività dell’u-
le. Paradossalmente, la riduzione dello stigma,
tenza, che è più richiedente. Chiede di più al
che è stato un cavallo di battaglia della psi-
servizio pubblico, chiede di più al settore pri-
chiatria alternativa, si accompagna oggi a una
vato. E questo genera crisi e frustrazione da
maggiore tendenza alla medicalizzazione. Sono
parte degli operatori, che si sentono alle volte
stati sdoganati anche gli psicofarmaci.
messi in discussione perché c’è un’erosione del
Tuttavia oggi la richiesta di farmaci è molto
superiore all’effettivo beneficio che i farmacipossono dare. Vengono richiesti e dati farma-ci in una miriade di situazioni in cui la loro ef-
Si affacciano nuovi problemi
ficacia non è dimostrata. La maggior parte delleprescrizioni farmaceutiche in campo psichia-
Domanda. Ma l’aumento è solo quantitati-
trico è fatta senza una effettiva ricaduta in ter-
vo? O assistiamo a una trasformazione anche
mini di efficacia. Questo è un dato di fatto.
Tra l’altro, l’accesso facile allo psicofar-
maco si trascina dietro importanti problemi in
Risposta. Non c’è dubbio. Assistiamo anche
termini di salute pubblica che non vengono
a una trasformazione del tipo di domanda di
adeguatamente considerati. Un’importante
salute mentale, che è molto articolata e di cui
casa produttrice di farmaci antipsicotici re-
non sempre si vede un bandolo. Ci sono oggi
nuove forme di sofferenza che sono coperte con
extra-giudiziaria con lo Stato dell’Alaska, negli
difficoltà dalle categorie di lettura che offre la
Stati Uniti, per 15 milioni di dollari come com-
psichiatria. Oggi i servizi si misurano con pro-
penso per effetti collaterali non adeguatamente
blemi che stanno al confine tra il disagio so-
segnalati di alcuni farmaci in commercio. Sono
ciale e la psicopatologia; sono i cosiddetti com-
state ritirate centinaia di denunce per l’insor-
portamenti devianti che rientrano sotto l’eti-
genza del diabete, che è un effetto collaterale
chetta «disturbi di personalità», etichetta la
possibile di un farmaco antipsicotico prodot-
cui utilità è dubbia e i cui confini labili.
to da questa azienda. È stata fatta la class ac-
Vi è un’estensione del mercato della salu-
tion, cioè un’azione collettiva, e l’azienda ha
te mentale all’infanzia. La prescrizione farma-
pagato la somma 15 milioni di dollari. Questo
cologica nell’età infantile è in aumento. Pen-
per dire che c’è un’implicazione in termini di
siamo ai farmaci che si usano per la ADHD (di-
salute pubblica che andrebbe considerata più
sturbo da deficit dell’attenzione con iperatti-
vità), altra categoria diagnostica dai confini in-
Aumenta la domanda di psicoterapie. C’è
certi, priva di riscontri e di standard diagno-
infatti chi, di fronte a un problema di salute
stici che la possano validare, che si trascina
mentale, per attitudini psicologiche, per scel-
dietro un’ipotesi di terapia farmacologica sui
ta culturale, pensa prima al farmaco e chi pensa
cui effetti a medio-lungo termine sappiamo
prima alla psicoterapia. Che poi la psicotera-
poco o nulla. E però questi farmaci, di cui il
pia sia meno utilizzata è perché non c’è un
Ritalin è il più noto, vengono utilizzati.
marketing che la sostenga adeguatamente. Per-
È questa povertà di dibattito critico, di ri-
flessione approfondita, che denota una certa
ne. Dire che questa non è una lettura legitti-
arretratezza complessiva del settore. Certo non
ma della 180 è sbagliato. In ogni caso una certa
è un problema solo italiano, è abbastanza ge-
impronta della 180 negli anni è rimasta. L’im-
neralizzato. Per fortuna i nostri servizi non di-
pronta antiistituzionale, di diffidenza verso l’i-
spongono di strumenti di coercizione così forti
stituzione, quella è tuttora presente. Cioè nes-
come in altri Paesi, strumenti che potrebbero
suno oggi potrebbe ricostituire l’apparato ma-
utilizzare molto facilmente a sproposito in virtù
nicomiale in Italia. Non è possibile.
della fragilità intrinseca della disciplina psi-chiatrica. Domanda. Anche se comunque molte delle strutture private di fatto si configurano comeDomanda. Eppure la psichiatria pensa di es- dei piccoli manicomi. Peppe Dell’Acqua nel-sere una disciplina forte, al pari degli altri set-l’intervista di gennaio parlava di oltre 5000 postiletto nelle cliniche private che rimangono in uncono d’ombra.Risposta. Sono fragili i fondamenti su cui
si basa la pratica psichiatrica. Che cosa sia la
Risposta. Sì, è un’offerta consistente. Re-
malattia mentale ancora oggi non è dato sta-
centemente è stata fatta un’indagine sui servi-
bilirlo. Non a caso la diagnostica in psichiatria
zi psichiatrici per acuti in Italia, cioè i servizi
è una diagnostica descrittiva, che ha però cri-
che sono collocati in ospedale. E per la prima
teri di validità molto bassi. Apparentemente
volta l’indagine ha riguardato anche il settore
la nosografia psichiatrica si è articolata, ma si
privato. Bene, dobbiamo dire che la maggior
è articolata, come dire, per moltiplicazione,
parte dell’offerta di ricovero in psichiatria, circa
nel senso che oggi i manuali di diagnostica, an-
il 60 per cento, è privata in Italia. Molto più
ziché parlare di 20 malattie, parlano di 200 ma-
che in altri paesi. Questo settore è un po’ a
lattie. C’è una enfasi di categorie con poca so-
margine, non si sa bene cosa faccia, è gestito
stanza, questo bisogna dirlo. Che cosa ne de-
con criteri di tipo sostanzialmente mercantile,
riva? Che la corrispondenza tra diagnosi e te-
è molto arretrato dal punto di vista culturale. rapia è bassa. C’è una pratica autoreferenziale
Risponde a certi bisogni naturalmente. Que-
molto diffusa per cui qualunque problema di
sto settore privato non è stato sostanzialmen-
salute mentale può essere trattato in diversi
te modificato dalla legge 180: esisteva prima,
modi senza che ci sia una consapevolezza di
tale è rimasto. Ma non è paragonabile all’isti-
tuzione manicomiale, non si può dire che siala stessa cosa. L’offerta privata è maggioranza È finita la rivoluzione dall’alto Domanda. Non avevo mai pensato che la 180, equiparando i servizi di salute mentale agliDomanda. Ascoltando la sua analisi, viene altri servizi sanitari, potesse paradossalmenteda chiedersi se mai potrà riprendere forza in Ita-aprire alla medicalizzazione e indebolire gli ap-lia un movimento collettivo come quello cul-minato nella legge 180, capace di riavviare uncambiamento radicale nel modo di affrontare laRisposta. Con la 180 il mondo della psi-
chiatria è entrato con dignità pari nel mondodella sanità. Veniva eliminato il suo statuto
Risposta. In realtà il cambiamento nel modo
speciale. Quella svolta si poteva leggere in tanti
di affrontare il disagio psichico non è nato da
modi. Si poteva leggere come integrazione so-
un movimento collettivo. È diventato via via
ciale, si poteva leggere come medicalizzazio-
un movimento collettivo, ma la spinta iniziale
è nata dall’alto e poi si è incontrata con altri
tura si è rivelata vincente. Ma anche tra quel-
fermenti della società civile. È nata da un grup-
li che non ci credevano, nessuno ha protesta-
po di tecnici illuminati, Basaglia e qualcun
to. Nessuno del mondo della vecchia psichia-
altro, che hanno assunto in un momento sto-
tria ha avuto il coraggio di opporsi con forza.
rico particolare un’egemonia sociale, cultura-
Mi ricordo che c’erano discussioni e dibattiti
in cui non si trovavano avversari, non si riu-
È stato questo gruppo originariamente ri-
sciva ad avere qualcuno che dicesse «no, il ma-
stretto di tecnici, seguito poi da un movimen-
nicomio serve». Mi ricordo ragazzi come me,
to di base, ad aver prodotto il cambiamento.
che avevo 26 anni, che interloquivano con vec-
Però con una forte impronta di potere istitu-
chi primari e nessuno diceva niente.
zionale e quindi anche di paternalismo, da uncerto punto di vista. Infatti i leader della lotta
Domanda. Come mai nessuno diceva nulla,
antiistituzionale erano direttori di manicomi,
nessuno si opponeva alla «rivoluzione» di Ba-
sono stati loro a innescare un rovesciamento
della psichiatria, ma l’hanno innescato usu-fruendo del loro potere.
Risposta. Perché il potere della psichiatria
tradizionale era molto basso. Non aveva pre-
dia, non alla generazione di chi allora aveva il
stigio, non aveva potere, non aveva cultura,
potere. Ho cominciato a lavorare nel ’74 a Pa-
non aveva credibilità alcuna. E poi perché la
rabiago, un ospedale psichiatrico che poi è
legge 180 ha fatto leva su un aspetto molto,
stato chiuso nel 1980, subito dopo la legge del
molto importante. Ha immesso la psichiatria
’78. Lavoravamo e seguivamo con entusiasmo
e tutto il suo mondo nell’area sanitaria. Prima
questa leadership che nasceva, leggevamo i
la psichiatria non faceva parte della sanità.
libri come L’istituzione negata. Indubbiamen-
te questa élite, questo gruppo dirigente erano
pendevo dal settore sanitario, dipendevo dal-
persone che avevano un grande potere di tra-
l’amministrazione provinciale, e la psichiatria
aveva un’amministrazione separata da tutto il
Erano molto intelligenti e le loro analisi
resto della sanità. Separata e inferiore per sta-
erano percepite come importanti da tutti. Non
tus sociale ed economico. I medici, gli infer-
c’è mai stato un potere che si opponesse in
mieri, tutto il personale della psichiatria era
modo deciso. C’era una sponda politica quasi
pagato meno, non poteva andare a lavorare in
completa, che di fatto abbracciava quasi tutti
un ospedale, perché il loro lavoro non era ri-
i partiti. E poi si è formato un movimento dal
basso che si è incontrato con questa leader-
ship. Per fortuna, tutt’a un tratto, è stata presa
promozione sociale di status. E questo è anda-
la decisione di creare un dato di fatto, queste
to bene anche a chi non era d’accordo con l’im-
tre paginette che sono la legge 180, che hanno
palcatura generale ed è stato un fattore di tra-
imposto di smettere di fare certe cose dall’og-
Da un certo punto di vista è stata una cosa
assurda, contraria a qualsiasi principio. Per-
Una nuova riforma è possibile?
ché prima si sarebbe dovuto studiare, verifi-care. Ma se si fosse fatto così avremmo aspet-
Domanda. Dal suo discorso emerge come
tato 20 anni e più. Invece questo gruppo di
oggi nei servizi psichiatrici si faccia fatica a met-
pochissime persone, Basaglia e qualcun altro,
tere in discussione la diffusa medicalizzazione,
con le loro sponde politiche nel Partito co-
a usare criticamente le categorie diagnostiche
munista e nella Democrazia cristiana, hanno
del DSM IV, a ripensare i percorsi di cura. Come
detto: facciamo subito la legge e questa forza-
Risposta. Oggi non mi sembra che il cam-
disturbi mentali è che il loro decorso è estre-
biamento possa arrivare ancora dall’establish-
mamente variabile, a seconda di una serie di
ment psichiatrico. Per fortuna ci sono delle
fattori. L’intervento tecnico, ossia quello che
spinte dall’esterno che stanno mettendo un po’
i servizi fanno per curare, è solo uno di que-
in crisi i servizi e con le quali i servizi saranno
sti fattori, e non è detto che sia il più impor-
tante. Perché nel percorso di cura contano
Una di queste è la riconquista della sog-
tante variabili di contesto. Per esempio, conta
gettività da parte delle persone che hanno pro-
la qualità della rete sociale, conta la qualità
blemi di salute mentale. C’è un desiderio di
dell’interazione della rete microsociale e ma-
protagonismo che ha portato al formarsi di un
crosociale, conta la capacità della persona di
associazionismo degli utenti, e soprattutto ha
gestire direttamente i suoi problemi di salute
portato al formarsi di un interesse di ricerca
culturale per la visione che i soggetti danno
dei propri problemi di salute mentale. Queste
contestate da nessuno, che dimostrano come
letture della sofferenza «dalla parte dei sog-
in ampie fasce di popolazione siano presenti
getti» rivendicano oggi di intrecciarsi con le
fenomeni psicopatologici rilevanti, conside-
letture che ne danno i professionisti. Questi
rati cioè sintomi di malattia grave, i quali però
utenti non chiedono genericamente solo diritti
non hanno conseguenze in termini di disabi-
civili e umani, ma chiedono una ridefinizione
lità sociale. Ossia, vengono controllati e ge-
di alcune categorie diagnostiche, perché oggi,
stiti, auto-controllati e auto-gestiti e non im-
come dicevo, c’è un’enfasi di categorie con
pediscono alle persone di vivere la propria
poca sostanza in psichiatria. E chiedono di aver
vita. Cosa ne deduciamo? Che non è il di-
parola nei percorsi di cura: oggi noi in molti
sturbo in sé che genera la disabilità sociale,
Paesi abbiamo una autogestione di servizi da
ma vi sono altri fattori contestuali che si ag-
parte degli utenti. Questa è una novità molto
giungono e si sommano al disturbo. Inclusa
la reazione del contesto sociale, incluse le ca-
sia la cosa più importante degli ultimi 10/20
Questo ci dice molto su come possiamo in-
anni nel panorama della salute mentale, per-
tervenire più efficacemente. Ci fa capire, per
ché ha ricadute anche dal punto di vista della
esempio, che l’auto-aiuto è una risorsa molto
ricerca, dell’epistemologia, dell’offerta di ser-
importante in psichiatria. Ecco, questa è una
vizi. Per esempio, io sono stato invitato l’an-
prima lezione che viene dall’epidemiologia: il
no scorso a Marina di Massa dove si è tenuto
decorso dei disturbi mentali non è così preve-
dibile come i manuali di psichiatria dicono.
zato da un gruppo di associazioni di utenti psi-
chiatrici che è la Rete Toscana salute menta-
Una seconda lezione è che l’intreccio tra
le, la più organizzata in Italia. Quello è stato
fattori genetici e fattori ambientali è un intreccioa doppio senso, non a senso unico. Oggi sap-
mente, quindi non da qualcuno per conto di
piamo che il patrimonio genetico viene mo-
qualcun altro. C’è dibattito e questa è una forza
dificato da aspetti di interazione ambientale.
Questo ci dice che è importante curare le con-
dizioni materiali e relazionali in cui la perso-
in crisi quel monolite che è la psichiatria è la
ricerca epidemiologica. Penso che se si tenesse
Una terza lezione è che l’aspetto soggetti-
conto degli esiti di queste ricerche potremmo
vo, cioè il modo con cui la persona reagisce a
apportare dei cambiamenti significativi nel
certi disturbi, a certi problemi, condiziona il
modo di curare le persone. Una prima lezio-
suo star meglio o peggio. Ecco queste sono le-
ne che ci viene dagli studi epidemiologici sui
zioni importanti di cui chi opera nei servizi do-
vrebbe fare tesoro per ripensare le proprie mo-dalità di intervento. La malattia non è la disabilità sociale Domanda. Lei ha espresso un’ipotesi fonda- mentale per chi lavora in psichiatria. Cioè chela malattia mentale non necessariamente com-porta la disabilità sociale. È così?
CAMORRACampania, i clan del nolanoAll’ombra del vulcano
Risposta. Sì, non c’è un rapporto di stretta
dipendenza univoca, sono due aspetti relati-vamente indipendenti. Una persona può ma-
nifestare sintomi di disagio psichico, senza che
vi sia necessariamente una compromissione
del suo funzionamento sociale. Cioè io posso
delirare, avere allucinazioni ed essere in gradodi lavorare, avere una vita sociale normale. Op-
pure no, posso essere un invalido. Quindi, le
determinanti della disabilità sociale non sono
le stesse determinanti della malattia. E allora
questo ci dice che la riabilitazione è possibile.
C’è ormai un’evidenza scientifica molto chia-
ra, che ci dice che possiamo riabilitare anchese non possiamo guarire. Questo è il fonda-
mento della riabilitazione. Quindi la cronicità
Allora c’è una breccia e questa è la breccia
in cui la riabilitazione può intervenire. Questaè un’altra delle cose nuove che sono venute
fuori. Voglio dire che c’è la malattia mentale
– non la voglio certo negare – che ha anche
componenti biologiche importanti, e c’è la di-
sabilità sociale. Sono due cose distinte e da di-
foto AA. VV., testo di Nando Dalla Chiesa
stinguere concettualmente e nella pratica. Il
problema è quando noi ci rappresentiamo che
esista una causalità, cioè che se uno è malato
di mente non può vivere socialmente. Non è
vero. Un conto è la sofferenza mentale, unconto è il funzionamento sociale. Sono due
cose diverse. Sono due assi anche diversi.
Ecco perché il discorso che faceva Basa-
ccp 155101 intestato a GRUPPO ABELE PERIODICI
glia sul «mettere tra parentesi la malattia men-
tale» è oggi fortemente da riprendere. Con
quell’espressione Basaglia non voleva dire «la
malattia mentale non esiste», ma che ci sono
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situazioni in cui non è la malattia la cosa più
importante. È la disabilità. E allora devo in-
turo più o meno lontano, modalità di inter-
tervenire su quella, cioè sul contesto di vita.
vento che agiscano sulle cause dei disturbi. Chi
La malattia la lascio lì, anche perché magari
si aspetta questo è inevitabilmente destinato a
non so bene che cosa sia in realtà, e non ho
delusioni ricorrenti. E infatti la psichiatria ha
strumenti per intervenirvi direttamente.
Basaglia faceva quel discorso senza avere i
Prima si pensava che la causa fosse la fa-
dati epidemiologici che noi invece ora abbia-
miglia e allora «Ah, facciamo la terapia della
mo. Trenta, quarant’anni fa non c’erano que-
famiglia, perché la schizofrenia nasce lì». Poi
ste conoscenze, non si facevano studi sulla po-
no, non è la famiglia ma l’aspetto genetico. Poi
polazione. Noi oggi invece abbiamo questi dati.
nemmeno l’aspetto genetico. O meglio, tutte
Ma anche qui, queste nuove conoscenze non
cause vere, perché è vero che un certo tipo di
arrivano dall’ambito psichiatrico. Ecco perché
pattern di comunicazione familiare a cui il bam-
dico che le maggiori innovazioni oggi vengono
bino è esposto in età precoce può avere con-
da fuori. È come se la psichiatria venisse asse-
seguenze. Come’è vero il fatto genetico: c’è
diata e messa in crisi un po’ dall’esterno.
una componente genetica, anche questo è ideo-logico negarlo. Qualcuno dice: «Ah, ma cosìtorniamo a Lombroso!». No, è una scioc-
Mettere tra parentesi le cause
chezza. Però cosa vuol dire «componente ge-netica»? Vuol dire che c’è un rischio maggio-
Domanda. Penso che l’ipotesi che lei propo-
re di insorgenza di disturbi psichici legato a
ne sia un’ipotesi molto interessante da portare
processi che si trasmettono geneticamente,
oggi nei servizi. Cioè un conto è ragionare sul
però questi a loro volta sono intrecciati con
problema clinico, sulla sofferenza che la perso-na ha, un altro è ragionare sul funzionamento
Allora è molto difficile immaginare reali-
sociale, su come la persona può stare al mondo.
sticamente che ci potrà essere un giorno una
Sono due aspetti che lei invita a mettere distin-
forma di trattamento che sia causale. Per que-
ti e in relazione. Ma quanto oggi chi lavora nei
sto la cosa più realistica oggi è intervenire aservizi, secondo lei, ha in mente quest’ipotesi?valle, non a monte. A monte si può pensare alpiù a interventi di tipo macrosociale, non certo
Risposta. In parte questi discorsi sono noti,
a interventi che siano alla portata del singolo
però è difficile tradurli operativamente. Co-
professionista del singolo servizio. Ciò non to-
munque qualcosa è stato fatto. Io per esempio
glie che certe azioni, per esempio gli interventi
ho avuto occasione di partecipare a gruppi di
precoci, siano utili, importanti in chiave pre-
persone «che sentono le voci» (hearing voices):
si riuniscono periodicamente e attraverso unprocesso di gruppo riescono ad acquistare unaconsapevolezza e una capacità di vivere con
Al centro la riabilitazione sociale
questo problema o di gestirlo meglio. Sonostati fatti dei corsi, cui hanno partecipato anche
Domanda. Dunque un approccio rigido, per
operatori dei servizi. Come dire, ci sono cose
categorie diagnostiche, che dice «questa è la dia-
che tendono un po’ a mettere in crisi il mo-
gnosi e questa è la terapia» ha poco avvenire?
D’altronde, tutti i disturbi mentali sono di-
Risposta. Sì, anche se è quello che pur-
sturbi che hanno un elevato grado di com-
troppo viene fatto prevalentemente. Il mecca-
plessità. Hanno sicuramente un’eziologia mul-
nismo «diagnosi e terapia» è un procedimen-
tifattoriale, cioè tanti fattori si intrecciano e
to automatico che è indicatore di una povertà
concorrono alla loro insorgenza. È assai im-
culturale ed epistemologica, anche scientifica,
probabile che ci possano essere, ora e in un fu-
della psichiatria. E finisce per oscurare la parte
importante che ha la riabilitazione sociale.
Risposta. Significa riconoscere che anche
Il problema è che i tecnici che operano nel
se noi non siamo in grado di modificare i mec-
campo della salute mentale hanno la tenden-
canismi che producono e mantengono una ma-
za a essere acriticamente legati a modelli che
lattia – e noi dobbiamo dire che non siamo in
si scelgono come io posso scegliere il colore di
grado, è inutile che ci giriamo attorno – pos-
questa camicia, per cui «io penso che la psi-
siamo comunque fare cose efficaci per la sa-
coanalisi sia la risposta», «io invece penso che
lute della persona sofferente. Le cose più effi-
lo siano i farmaci», «io penso che il problema
caci che possiamo fare sono intervenire sul
sia genetico», «io invece penso che tutto sia
modo con cui la persona si rapporta alla ma-
sociale e allora è importante accompagnare le
lattia, parlo di alcuni tipi di malattia, e inter-
persone, portarle a fare le vacanze, così stan-
venire sugli aspetti, come dire, sociali e con-
testuali del rapporto tra persona e ambiente
Per questo dico che serve atteggiamento cri-
sociale. E che le persone possono riacquistaretico. Ovvero la disponibilità a considerare come
abilità sociali anche se non guariscono dalla ma-
ipotesi quello di cui siamo convinti e a met-
lattia, qualunque cosa essa sia. E poi non ab-
terlo alla prova. Io mi occupo di ricerca in tanti
ambiti, tra cui anche l’uso dei farmaci. Stiamo
standard che ci dica: «È guarito/non è guari-
coordinando uno studio clinico controllato,
to». Non c’è un esame, un test. Quindi dob-
che mette a confronto i tre farmaci più usati
biamo dotarci di un atteggiamento che da un
nella terapia farmacologica della schizofrenia,
certo punto di vista è di umiltà, però da un
allo scopo di verificare nel medio periodo l’ac-
altro punto di vista è di apertura maggiore.
cettabilità e la sicurezza dal punto di vista degli
Tutto si può utilizzare. Ma qualunque cosa si
utilizzi deve essere utilizzata con la consape-
Questo significa che i servizi devono ac-
volezza dei suoi limiti, e della enorme impor-
cettare di fare uno studio clinico controllato,
tanza che ha la soggettività della persona.
di coinvolgere anche attivamente i pazienti inquesto studio, che i farmaci vengano assegna-ti con una randomizzazione e non con la scel-ta del medico e che ci sia un monitoraggio nelcorso del tempo. Il che presuppone un atteg-giamento di umiltà da un certo punto di vista. Che secondo me è l’atteggiamento più giusto. Cioè riconoscere, per esempio, che noi nonsappiamo nelle psicosi qual è il farmaco piùadatto. Ce ne sono tanti, non sappiamo qual èil più adatto. Allora in questi casi cos’è il me-glio? Dire: «Assumiamo un atteggiamento spe-rimentale, disponibile a mettere in questionele nostre ipotesi».
Poter vivere la propria vita Domanda. Quando lei propone di interve- nire a valle e non a monte, vuol dire sostan-Angelo Barbato - coordinatore dell’Unità di epi-zialmente che ciò a cui dobbiamo puntare è met-demiologia e psichiatria sociale dell’Istituto di ricer-tere le persone nelle condizioni di poter vivereche farmacologiche Mario Negri di Milano - tel. 0239014431 - e-mail: barbato@marionegri.it
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